La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani interpella sempre la coscienza orante e la fede riflessa.
L’incontro con Dio suscita nell’animo della persona un sentire che richiede di essere decifrato, compreso e vagliato, ordinato anche verso una fede che diventi sempre più matura, abbandonata e consapevole del grande dono ricevuto.
Bisogna imparare a sostare in silenzio per lasciar affiorare interrogativi, desideri, per porgere ascolto allo Spirito che chiede di trasformarci.
Dinanzi alla fede di tanti nostri fratelli cristiani di confessioni diverse, come non rimanere stupiti e anche perplessi?
Molti, oggi (come ieri se si vuole) sono chiamati a testimoniare la presenza di Cristo nella loro vita fino a perdere la libertà, fino a versare il sangue.
La loro testimonianza ci esorta e sconcerta per la forza che ne promana e può plasmare il nostro misero quotidiano, dal quale facciamo sempre tanta (troppa) fatica ad uscire per allargare lo sguardo sempre più in là, sempre in avanti.
Nel suo libro Conversazioni notturne a Gerusalemme il cardinale Martini, un esponente di spicco del dialogo ecumenico e persona abitata dalla passione per la Parola di Dio e la fedeltà alla chiesa, offre due spunti non irrilevanti che, se elaborati e metabolizzati, possono imprimere una svolta notevole. Sia sufficiente confrontare la nostra preghiera, meglio il nostro essere oranti, che dispieghiamo in tutto l’arco della nostra giornata e del nostro vivere, con alcune, poche ma determinanti righe:
Io prego in un modo molto semplice. Presento a Dio tutto ciò che mi viene in mente, tutto ciò che devo fare, che mi crea preoccupazioni, anche le cose piacevoli e soprattutto le persone a cui penso. Gli parlo in modo normale, per nulla devoto. Nella preghiera sento che qualcuno mi sostiene e mi supporta, anche quando vedo molti problemi, come le debolezze della Chiesa. Quando prego, vedo la luce. La mia speranza aumenta, e così pure la forza di fare qualche cosa. La fiducia cresce. (Martini C.M. –Sporschill G., Conversazioni notturne a Gerusalemme, Mondadori, Milano 2008, p.28)
Invito a considerare tutti i passi da muovere, senza tralasciarne neppure uno: dal presentare a Dio tutto, al fare qualche cosa.
Sempre tutto intriso di fiducia, di abbandono, di certa sicurezza in Lui.
L’altro spunto promana dal primo ed apre ad una visione realmente ecumenica della relazione di Dio con noi e di noi stessi con gli altri. Può essere uno spiraglio che frattura secoli di divisioni e porta a concezioni mentali e a prassi reali diverse e inedite:
Dobbiamo imparare a vivere la vastità dell’essere cattolico. E dobbiamo imparare a conoscere gli altri (ibidem, p.20).
Cattolico inteso come universale, aperto, abbracciante tutto e tutti senza esclusioni.
Portando nel cuore e nella mente una convinzione certa e ferma:
…non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo (ibidem, p.21).
Egli stesso ce lo insegni e ci dia di renderlo messaggio vissuto.
SUOR CRISTIANA DOBNER OCD
Monastero s. Maria del Monte Carmelo
Concenedo di Barzio (Lecco)
(Il Castello dell’anima, 15.01.09)